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mercoledì 15 ottobre 2008

QUINDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE

CITTÀ DEL VATICANO, 14 OCT 2008 (VIS). Alle 16:30 di oggi pomeriggio, ha avuto inizio la Quindicesima Congregazione Generale, alla quale sono intervenuti i Padri Sinodali ed alcuni Delegati Fraterni. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale George Pell, Arcivescovo di Sydney (Australia).

CARDINALE ANTONIO MARÍA ROUCO VARELA, ARCIVESCOVO DI MADRID (SPAGNA). "Fare in modo che la Parola di Dio sia fermento della cultura moderna presuppone tenere in considerazione uno dei tratti che la caratterizzano maggiormente, soprattutto nel contesto euroamericano, ovvero: la concezione immanentista dell'uomo e del mondo, senza riferimento né esplicito né implicito a Dio Creatore e Redentore dell'uomo. Questa caratteristica si rileva in particolare nella cultura sociopolitica e giuridica. (...) La postmodernità ha inasprito la concezione moderna dell'uomo, della società e dell'ordine politico-giuridico nei suoi aspetti più negativi, aprendo la strada al nichilismo esistenziale e alla 'dittatura' del relativismo etico. Il trattamento legale riservato al diritto alla vita, come se lo Stato potesse disporre di esso illimitatamente, è una prova eloquente di quanto detto. Occorre, dunque, una risposta culturale del Vangelo che, in un dialogo sincero fra fede e ragione, faccia presente nella vita pubblica la verità di Dio Creatore e Redentore dell'uomo: del 'Dio che è amore'. I laici devono esserne i protagonisti più attivi".

VESCOVO JEAN GASPARD MUDISO MUND'LA, S.V.D., DE KENGE (REPUPPLICA DEMOCRATICA DEL CONGO). "Il mio intervento riguarda la preparazione e la formazione dei futuri sacerdoti all'Apostolato biblico come disciplina accademica nei seminari e negli istituti di formazione religiosa. (…) Se la Parola di Dio deve ispirare tutta la pastorale della Chiesa (IL n° 48; DV n° 24), dobbiamo ripensare e rivedere la formazione nei grandi seminari e negli istituti religiosi, poiché la Parola di Dio non è e non può essere una materia d'insegnamento come le altre, al pari delle altre. (…) L'Apostolato biblico (…) desidera aiutare il credente a incontrare il Signore che si rivolge a lui e lo interpella nella sua vita concreta. Questa lezione potrebbe avere una doppia finalità:
a) risvegliare nel seminarista una profonda presa di coscienza delle Scritture come Parola di Dio, sorgente della vita cristiana e strumento del ministero pastorale; b) aiutare il seminarista a tradurre le proprie conoscenze delle Scritture nella quotidianità della vita".

VESCOVO MARK SERGEJ GOLOVKOV, DI YEGORIEVSK, VICEPRESIDENTE DEL DIPARTAMENTO PER LE RELAZIONI ECCLESIASTICHE ESTERNE DEL PATRIARCADO DI MOSCA (FEDERAZIONE RUSSA). " La Chiesa Ortodossa ritiene importante che le Sacre Scritture siano accessibili ad ognuno. La lettura della Bibbia in Chiesa durante le funzioni liturgiche, tuttavia, rappresenta il modo di ascolto più valido. Assieme all'accessibilità dei testi biblici, un principio basilare per la loro comprensione risulta essere l'adempimento della tradizione. La teologia ortodossa non rinuncia a nuovi studi sui testi sacri. Ciò nonostante noi riteniamo che l'interpretazione dei testi biblici sia strettamente legata alla spiegazione lasciataci dai Padri della Chiesa. La fedeltà alla tradizione è la strada sicura che aiuta a non perdersi tra le molteplici opinioni".

VESCOVO ARMASH (HAGOP NALBANDIAN), PRIMATE DI DAMASCO (SIRIA). "La Parola di Dio in Armenia è stata proclamata già nel I secolo dagli apostoli Taddeo e Bartolomeo che, dopo la loro azione missionaria sono morti martiri. L'annuncio della Parola di Dio nei tre secoli successivi ha dato frutto, sicché, primo stato al mondo, nel 301 l'Armenia ha proclamato il cristianesimo come religione di stato.(…)  Il popolo armeno, attraverso il suo martirio, ha dato una testimonianza che ancora oggi forgia l'identità cristiana di ogni armeno. La Parola di Dio è stata ed è fonte della speranza e della sopravvivenza. Com'è la situazione dell'annuncio della Parola in Armenia oggi? L'Armenia è un paese post-sovietico. Quale fosse la situazione in epoca sovietica è già noto. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica, oggi in Armenia sperimentiamo un risveglio spirituale e un profondo interesse per l'ascolto della Parola di Dio. Il numero dei circoli biblici e delle persone che frequentano la chiesa è in aumento".
SE/QUINDICESIMA  CONGREGAZIONE/…                       VIS 20081015 (670)


SEDICESIMA CONGREGAAZIONE GENERALE


CITTA' DEL VATICANO, 15 OTT. 2008 (VIS). Questa mattina ha avuto luogo la Sedicesima Congregazione Generale della XII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, in presenza di 238 Padri Sinodali. Presidente Delegato di turno è stato il Cardinale Odilo Scherer, Arcivescovo di São Paulo (Brasile).

  Di seguito riportiamo estratti di alcuni interventi dei Padri Sinodali.

CARDINALE ANGELO BAGNASCO, ARCIVESCOVO DI GENOVA, PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (ITALIA). "Per quanto riguarda la formazione ad una fede pensata e consapevole, in grado di dare ragione della propria speranza (cfr 1 Pietro), mi pare opportuno ricordare che se è necessario percorrere la via della conoscenza documentata, pregata e condivisa della Parola di Dio scritta, è altresì necessario percorrere la via della ragione. La Sacra Scrittura è attraversata non solo dalle verità soprannaturali, ma anche da quelle naturali che assume, conferma e porta a compimento. Ritorna la necessità e l'urgenza di tenere unita la Scrittura, la Tradizione e il Magistero, perché il credente possa comprendere meglio le grandi questioni del nascere e del morire, della famiglia e della libertà, dell'amore e della legge naturale, dell'eutanasia, della fecondazione ... e le sappia presentare anche ai non credenti, per i quali la Bibbia vale solo per la forza degli argomenti. Quando la Chiesa parla di questi temi non fa ingerenza, non va fuori della sua missione evangelizzatrice, ma è dentro alla sua missione. Nello stesso tempo serve le culture e le società perché possano diventare più umane".

CARDINALE GIOVANNI LAJOLO, PRESIDENTE DELLA PONTIFICIA COMMISSIONE PER LO STATO DELLA CITTÁ DEL VATICANO E PRESIDENTE  DEL GOVERNATORATO DELLO STATO DELLA CITTÀ DEL VATICANO. "Si pone il quesito su come si possa far giungere in maniera convincente la Parola di Dio a tre categorie di persone: Gli analfabeti e coloro che, pur sapendo leggere, non leggono, i quali sono facilmente inducibili a credenze e superstizioni assurde. Converrebbe studiare come poterli raggiungere di persona o con mezzi audio visivi di facile comprensione e di vasta diffusione. Le persone di un certo livello culturale, talvolta anche assai alto, che si sentono urtate da pagine della Bibbia in cui apparirebbero violati, per ordine o con il consenso di Dio, diritti umani fondamentali. Per esse bisognerebbe cercare di evolvere ulteriormente il concetto di ispirazione della Sacra Scrittura. I credenti nell'Antico Testamento, ai quali non giova proporre la realizzazione delle profezie quale conoscibile 'post fidem'. Ad essi bisognerebbe dunque poter mostrare il significato cristiano delle profezie realizzate nel Messia Gesù quale conoscibile 'ante fidem'.

ARCIVESCOVO PAUL CREMONA, DI MALTA, O.P., PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (MALTA). "Parlerò nel contesto di paesi tradizionalmente cattolici come Malta. Ogni volta che parliamo della nuova evangelizzazione troviamo una pietra d'inciampo. Molti dei nostri fedeli provano ancora nostalgia per il modello di Chiesa che esisteva 30-40 anni fa e fanno un confronto con essa. Poiché la Chiesa cattolica non ha mantenuto la posizione privilegiata che aveva allora, vivono come un trauma quando la Chiesa o i suoi Pastori vengono sfidati. Spesso hanno paura di parlare apertamente dinanzi a questa cultura molte volte ostile. Dobbiamo uscire da questa esperienza traumatica ed iniziare una nuova evangelizzazione. Dobbiamo aiutare i fedeli a riconoscere che quel genere di Chiesa non esiste più e che non può essere riproposta in questo mondo cambiato. Non possiamo continuare a confrontare la nostra realtà con quella di allora. Dobbiamo proporre un nuovo modello di essere Chiesa e quello che corrisponde maggiormente alla realtà attuale è la comunità cristiana primitiva, così come viene descritta nei capitoli 2 e 4 degli Atti degli Apostoli ed emerge negli altri scritti del Nuovo Testamento. Dobbiamo confrontare la Chiesa attuale con quella comunità e conformarla ad essa".

VESCOVO AGUSTIN TRAORE, DI SÉOUE (MALI). "I cristiani del Mali costituiscono una piccola minoranza dal punto di vista numerico, ma sono apprezzati e rispettati per la testimonianza che rendono al Vangelo di Gesù Cristo. La qualità della testimonianza di vita dei cristiani cattolici e protestanti malesi s'impone all'ammirazione dei loro fratelli e sorelle musulmani che amano dire spesso che è necessario affidare sempre la gestione delle cose serie ai cristiani, perché il Vangelo che essi annunciano porta la giustizia e la pace. La coerenza nella testimonianza deve essere promossa da una collaborazione sempre più fruttuosa tra le comunità cristiane cattoliche e protestanti. La Segreteria dell'Apostolato Biblico della Conferenza Episcopale del Mali ha deciso, dopo la sua creazione, di favorire il dialogo ecumenico nel Mali. Quindi, lavoro a stretto contatto con l'Alleanza Biblica Universale del Mali, (...) in uno spirito di ecumenismo. I buoni rapporti intrattenuti fra i membri della Segreteria Biblica e l'Alleanza Biblica del Mali hanno permesso una fruttuosa collaborazione nei settori della formazione dei traduttori della Bibbia, della diffusione della Bibbia, dell'alfabetizzazione... La Parola di Dio, essendo per tutti i figli di Dio, è un potente mezzo di comunicazione tra gli uomini di religioni diverse. (...) Il dialogo interreligioso presuppone una buona conoscenza della Parola di Dio che è anche dialogo e che favorisce le condizioni di un dialogo fruttuoso fra le differenti confessioni".

CARDINALE ANTONIO CAÑIZARES LLOVERA, ARCIVESCOVO DI TOLEDO (SPAGNA). "L'intervento si riferisce alla catechesi, come a una delle forme di ministero della Parola. Si vuole sottolineare il ruolo insostituibile e fondamentale della catechesi per la trasmissione della Parola di Dio, la cui peculiarità consiste nell'essere un periodo di insegnamento e maturità, di riflessione vitale sul ministero di Cristo, di iniziazione integrale - vitale, ordinata e sistematica - alla Rivelazione che Dio stesso ha fatto all'uomo in Gesù Cristo, non isolata dalla vita né giustapposta artificialmente a essa, e custodita nella memoria profonda della Tradizione viva della Chiesa. (...) Senza catechesi, la maggior parte dei cristiani non sarebbe in grado di appropriarsi del Vangelo e tradurlo in vita, né di agire in senso missionario e apostolico, né di confrontarsi con successo con le correnti spirituali e culturali del nostro tempo. Solo partendo da una catechesi seria, autentica e rinnovata, la Chiesa potrà spiegare con forza tutta la vastità degli elementi e delle funzioni della sua azione evangelizzatrice".

VESCOVO FRAGKISKIS PAPAMANOLIS, O.F.M.CAP., DIO SYROS, MILOS E SANTORINI, PRESIDENTE DELLA CONFERENZA EPISCOPALE (GRECIA). "Sono consapevole delle necessità delle istituzioni e del bene che viene fatto anche attraverso la diplomazia. Tuttavia è pur vero che esse vanno sempre riesaminate e verificate alla luce della Parola di Dio, perchè il fine non giustifica i mezzi. Studiando la storia incontriamo nella vita della Chiesa delle decisioni di emergenza e modi di comportamento strutturale che potrebbero essere giustificati a causa di quel dato momento storico, ma quelle decisioni, rimaste poi nelle strutture della Chiesa, mi domando, continueranno a segnare il passo della vita della Chiesa per i secoli dei secoli? Specialmente quando simili strutture non reggono alla luce dei principi teologici? Per la Chiesa Cattolica l'impegno ecumenico è l'impegno primario nel terzo millennio. Un impegno che non può limitarsi allo scambio di inviti, di visite e di doni, o anche a tutti quei gesti che esprimono il nostro desiderio di creare unità. II desiderio non basta. Dobbiamo essere disposti a sacrificare leggi e strutture, per preparare il giorno benedetto in cui i cristiani saremo uniti".
SE/SEDICESIMA CONGREGAZIONE/...                    VIS 20081015 (1190)


LA CHIESA ASSEMBLEA CONVOCATA DA DIO NEL MONDO


CITTA' DEL VATICANO, 15 OTT. 2008 (VIS). Nell'Udienza Generale di oggi, tenutasi in Piazza San Pietro, il Santo Padre ha continuato il ciclo di catechesi dedicato a San Paolo Apostolo, soffermandosi sul tema: "La dimensione ecclsiologica del pensiero di Paolo".

  La parola Chiesa "presa dal greco 'Ekklesia'" - ha spiegato il Papa  - "viene dall'Antico Testamento e significa l'assemblea del popolo di Israele, convocata da Dio". Il vocabolo appare per la prima volta nella Lettera di Paolo ai Tessalonicesi e in altre Lettere Egli parla della Chiesa di Dio che è in Corinto, che è in Galazia, "ma dice anche di avere perseguitato 'la Chiesa di Dio': non una determinata comunità locale, ma 'la Chiesa di Dio'.

  "Così vediamo che questa parola 'Chiesa' ha un significato pluridimensionale: indica da una parte le assemblee di Dio in determinati luoghi (una città, un paese, una casa), ma significa anche tutta la Chiesa nel suo insieme. E così vediamo che 'la Chiesa di Dio' non è solo una somma di diverse Chiese locali, ma che le diverse Chiese locali sono a loro volta realizzazione dell'unica Chiesa di Dio".

  Benedetto XVI ha precisato poi che: "È importante osservare che quasi sempre la parola 'Chiesa' appare con l'aggiunta della qualificazione 'di Dio': non è una associazione umana, nata da idee o interessi comuni, ma da una convocazione di Dio. Egli l'ha convocata e perciò è una in tutte le sue realizzazioni. L'unità di Dio crea l'unità della Chiesa in tutti i luoghi dove essa si trova".

  Nella Lettera agli Efesini, ha proseguito il Pontefice, San Paolo "elaborerà abbondantemente il concetto di unità della Chiesa, in continuità col concetto di Popolo di Dio, Israele, considerato dai profeti come 'sposa di Dio', chiamata a vivere una relazione sponsale con Lui. Paolo presenta l'unica Chiesa di Dio come 'sposa di Cristo' nell'amore, un solo corpo e un solo spirito con Cristo stesso".

  "Una cosa fu per Paolo subito chiara nella nuova situazione: il valore fondamentale e fondante di Cristo e della 'parola' che Lo annunciava. Paolo sapeva che non solo non si diventa cristiani per coercizione, ma che nella configurazione interna della nuova comunità la componente istituzionale era inevitabilmente legata alla 'parola' viva, all'annuncio del Cristo vivo nel quale Dio si apre a tutti i popoli e li unisce in un unico popolo di Dio".

  "L'opera evangelizzatrice di Paolo"- ha sottolineato il Pontefice - "non è finalizzata ad altro che ad impiantare la comunità dei credenti in Cristo. Questa idea è insita nella etimologia stessa del vocabolo 'ekkl?sía', (...) perché esso implica direttamente l'idea più teologica di una chiamata 'ab extra', non quindi di un semplice riunirsi insieme; i credenti sono chiamati da Dio, il quale li raccoglie in una comunità, la sua Chiesa".
 
  "In questa linea possiamo intendere anche l'originale concetto, esclusivamente paolino, della Chiesa come 'Corpo di Cristo'" - ha spiegato ancora il Santo Padre - "Al riguardo, occorre avere presente le due dimensioni di questo concetto. Una è di carattere sociologico, secondo cui il corpo è costituito dai suoi componenti e non esisterebbe senza di essi. (...) Paolo sostiene che la Chiesa non è solo un organismo, ma diventa realmente corpo di Cristo nel sacramento dell'Eucaristia, dove tutti riceviamo il suo Corpo e diventiamo realmente suo Corpo. Si realizza così il mistero sponsale che tutti diventano un solo corpo e un solo spirito in Cristo".

  "Paolo mostra di saper bene e fa capire a noi tutti che la Chiesa non è sua e non è nostra: la Chiesa è corpo di Cristo, è 'Chiesa di Dio'", 'campo 'di Dio', edificazione di Dio, ... tempio di Dio' (1Cor 3,9.16). Quest'ultima designazione è particolarmente interessante, perché attribuisce a un tessuto di relazioni interpersonali un termine che comunemente serviva per indicare un luogo fisico, considerato sacro. Il rapporto tra Chiesa e tempio viene perciò ad assumere due dimensioni complementari: da una parte, viene applicata alla comunità ecclesiale la caratteristica di separatezza e purità che spettava all'edificio sacro, ma, dall'altra, viene pure superato il concetto di uno spazio materiale, per trasferire tale valenza alla realtà di una viva comunità di fede".

  Nel commentare poi la qualifica di "popolo di Dio" "che in Paolo è applicata sostanzialmente al popolo dell'Antico Testamento e poi ai pagani che erano 'il non popolo' e sono diventati anch'essi popolo di Dio grazie al loro inserimento in Cristo mediante la parola e il sacramento".

  "E finalmente un'ultima sfumatura" - ha concluso il Pontefice - "Nella 'Lettera a Timoteo' Paolo qualifica la Chiesa come 'casa di Dio'; e questa è una definizione davvero originale, poiché si riferisce alla Chiesa come struttura comunitaria in cui si vivono calde relazioni interpersonali di carattere familiare".
AG/SAN PAOLO/...                                   VIS 20081015 (790)


ALTRI ATTI PONTIFICI


CITTA' DEL VATICANO, 15 OTT. 2008 (VIS). Il Santo Padre:

- Ha accettato la rinuncia al governo pastorale della Diocesi di Cape Palmas (Liberia), presentata dal Vescovo Boniface Nyema Dalieh, per raggiunti limiti d'età.

- Ha nominato il Reverendo Marc Aillet, Vescovo di Bayonne (superficie: 7.712; popolazione: 628.000; cattolici: 450.000; sacerdoti: 477; religiosi: 911; diaconi permanenti: 7), Francia. Il Vescovo eletto, finora Vicario Generale di Fréjus-Toulon (Francia), è nato a Parakou (Benin), nel 1957 ed è stato ordinato sacerdote nel 1982.

- Ha nominato il Vescovo John M. Quinn, finora Ausiliare della Diocesi di Detroit (Stati Uniti d'America), Vescovo Coadiutore di Winona (superficie: 31.798; popolazione: 570.488; cattolici: 131.280; sacerdoti: 107; religiosi: 414; diaconi permanenti: 20), Stati Uniti d'America.

- Ha nominato il Reverendo Laurent Chu Van Minh, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Hà Nôi  (superficie: 7.000; popolazione: 5.300.000; cattolici: 328.725; sacerdoti: 69; religiosi: 278), Viêt Nam. Il Vescovo eletto, finora Rettore del Seminario Maggiore di Hà Nôi (Viêt Nam), è nato nel 1943 a Nam Dinh (Viêt Nam) ed è stato ordinato sacerdote nel 1994.

- Ha nominato il Reverendo Pierre Nguyen Van Kham, Vescovo Ausiliare dell'Arcidiocesi di Thàn-Phô Hô Chi Minh, Hôchiminh Ville (superficie: 2.093; popolazione: 6.129.000; cattolici: 640.437; sacerdoti: 571; religiosi: 5.444), Viêt Nam. Il Vescovo eletto, è nato nel 1952 a Ha Dong (Viêt Nam) ed è stato ordinato sacerdote nel 1980. Dal marzo 2008, è Segretario Esecutivo della Conferenza Episcopale del Viêt Nam.
RE:NER:NEC:NEA/.../...                               VIS 20081015 (240)


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